Iran, Arabia Saudita, Afghanistan, Accordi di Abramo. Cosa potrebbe succedere?
Contenimento geopolitico dell’Iran, disimpegno militare ed alleanza con Israele e paesi arabi del Golfo. Saranno questi i cardini della politica di Biden in Medioriente. Non si tratterà dunque di una decisa inversione di marcia rispetto al passato, ma piuttosto di un approccio diverso per raggiungere determinati risultati.
L’obiettivo primario di Washington rimarrà quello di evitare che nel quadrante mediorientale cresca e prosperi una potenza egemone nella regione. Identikit che porta all’Iran. Da anni Washington cerca costantemente di frenare le mire espansionistiche di Teheran. Prima con Obama, attraverso il dialogo e poi con Trump, attraverso un approccio muscolare che ha portato all’uscita degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano (Joint Comprehensive Plan of Action, JPCOA). Come dichiarato durante la campagna elettorale, Biden opterà per il dialogo e tenterà di riportare gli Stati Uniti all’interno dell’accordo, evitando sanzioni unilaterali e ritrovando un’intesa con i partner europei all’insegna del multilateralismo.
Sul fronte israelo-palestinese, il neopresidente ha recentemente affermato che continuerà a battersi per una soluzione del conflitto, nonostante la decisione di mantenere (forse provvisoriamente) l’ambasciata statunitense a Gerusalemme. È molto probabile che la nuova amministrazione non rinneghi quanto fatto da Donald Trump attraverso gli Accordi di Abramo ma anzi prosegua nella normalizzazione dei rapporti tra Israele e i paesi arabi del Golfo.
Da molto tempo la regione mediorientale è immersa in una situazione instabile e conflittuale. La strategia americana degli ultimi anni (riassumibile in un disimpegno militare privo di visione) ha spianato la strada ad attori regionali ed esterni, Turchia e Russia su tutti. Da Biden possiamo aspettarci una continuità sulla linea del disimpegno, anche se ci sarà sicuramente un approccio più oculato. Il nuovo Presidente sa bene che la partenza scriteriata di militari potrebbe affossare il peso strategico degli Stati Uniti, cambiare i rapporti di forza e rafforzare i rivali nella regione. È per questo che la strategia sarà quella di un alleggerimento, conservando una quantità minima di truppe e affidando compiti agli alleati (sia quelli europei sia quelli locali) o a organismi multilaterali come la NATO. L’esempio emblematico dovrebbe essere quello dell’Afghanistan, dossier per il quale Biden sta pensando ad una “strategia di uscita molto più meditata”, specialmente dopo l’accordo stretto da Trump con i Talebani.
La novità più consistente riguarderà le relazioni con l’Arabia Saudita e la gestione del conflitto tra i Sauditi e lo Yemen. Come dichiarato da Biden nel primo grande discorso sulla politica estera, gli Stati Uniti sospenderanno la vendita di alcune armi all’Arabia Saudita e smetteranno di supportarla nella guerra contro i ribelli Houthi in Yemen. Una mossa rivoluzionaria che – come specificato – non impedirà a Washington di inviare armi di tipo difensivo a Riyad, vista l’importanza dei Sauditi nel contenimento strategico dell’Iran.