Qui un anno fa Biden aveva vinto con il 54%. Allarme in vista?
Allarme in vista delle elezioni di metà mandato (mid-term) del prossimo anno. Lo smacco più evidente al presidente è arrivato dalla Virginia. Qui alle presidenziali del 2020 Joe Biden aveva trionfato su Donald Trump con un margine di 10 punti percentuali. Qui, dodici mesi dopo, il democratico Terry McAuliff ha ceduto il passo al repubblicano Glenn Youngkin. La sconfitta assume dei connotati ancor più fragorosi se pensiamo alla campagna elettorale del Partito Democratico, che ha visto il coinvolgimento di personalità del calibro di Biden, Kamala Harris, Barack Obama ed i coniugi Clinton.
“Ogni voto per Youngkin è un voto per Trump” aveva dichiarato il Presidente Biden. Il verdetto è stato chiaro e, secondo molti analisti, è destinato a spingere la possibile ricandidatura di Trump nel 2024. Del resto il voto del Super Tuesday per rinnovare governatori e sindaci rappresenta molto più di una tornata elettorale e viene interpretato come un giudizio degli americani sul primo anno di Presidenza Biden.
Tra le cause della sconfitta dem c’è senza dubbio il costante aumento dei prezzi, non solo dei beni alimentari. Benzina ed auto usate sono divenute costosissime o addirittura introvabili per la mancanza di microchip. Di certo il manager milionario Youngkin è stato in grado di mobilitare tutto l’elettorato repubblicano e di attirare le simpatie di tutti gli elettori indipendenti, evitando di identificarsi completamente con Trump: ha semplicemente accettato il suo appoggio senza richiedere la sua presenza fisica in Virginia.
A complicare ulteriormente lo scenario sono le elezioni per il governatore del New Jersey, dove il governatore uscente, il democratico Phil Murphy, è stato rieletto con un risicatissimo margine di scarto (50% a 49%) nella gara con il repubblicano Jack Ciattarelli, diventando il primo democratico a vincere un secondo mandato in questo Stato negli ultimi 44 anni. Una vittoria che ha evitato una “Caporetto” per i Democratici ma che fa riflettere molto, visto e considerato che in New Jersey un anno fa Biden aveva sconfitto Trump con un distacco di circa 16 punti percentuali. La lezione che il Partito dell’Asinello dovrebbe imparare è che l’anti-trumpismo sembra non funzionare più come una volta. I Democratici hanno probabilmente sbagliato a fondare buona parte della loro campagna elettorale sulla demonizzazione di Donald Trump. Il “fattore Trump” – che si era rivelato decisivo in occasione delle elezioni presidenziali del 2021 – non ha più la stessa presa nell’elettorato americano.
La sconfitta in Virginia e la vittoria risicata in New Jersey rappresentano qualcosa di più di un campanello d’allarme. A novembre 2022 si svolgeranno infatti le elezioni di mid-term ed i dem rischiano di perdere il controllo della Camera e del Senato. Una rimonta sarebbe possibile solo grazie ad una forte ripresa dell’economia, dell’occupazione ed una riduzione dell’inflazione (fino ad oggi galoppante). Tutto ciò passa attraverso l’implementazione dei piani di investimenti per le infrastrutture e la protezione sociale. Inizialmente Biden aveva previsto una spesa di 2300 miliardi per le riforme infrastrutturali e di 1800 miliardi per le riforme sociali ma oggi – a causa dell’opposizione del senatore dem Joe Manchin – deve far fronte ad un ridimensionamento che porta l’Infrastructure Bill ad una cifra vicina ai 1100 miliardi di dollari.
I primi segnali incoraggianti stanno arrivando dai numeri della disoccupazione, che (seppur non uniformemente) sta calando in modo sostanzioso e viaggia verso livelli pre-covid. Restano problematici i livelli di inflazione. L’incremento generale dei prezzi sta mettendo in difficoltà molte famiglie americane e non accenna a frenare. I vertici del Partito Democratico sono convinti che la dinamica inflattiva sia un qualcosa di temporaneo ma così non è. Infatti, stando alle parole della Segretaria al Tesoro Janet Yellen, è lecito aspettarsi dei miglioramenti significativi solo “nella seconda metà del 2022”.